Utilizzato da seimila persone in 170 Paesi, World-Check contiene dati su milioni di persone e società
Per fare cosa? Per valutare se chi hanno davanti può essere in qualche modo legato a terroristi, criminali o anche politici a rischio corruzione. “Questo database”, precisa Thomson Reuters, “è stato creato per allertare chi lo usa su un possibile rischio e su situazioni che potrebbero richiedere un ulteriore controllo. Questo non implica che i soggetti inclusi pongano un vero rischio concreto”. Eppure c’è chi si è visto chiudere il conto dalla propria banca, improvvisamente e senza alcuna spiegazione, perché il suo nome era stato incluso nella categoria sbagliata di World-Check: tra i terroristi, per esempio, come è successo alla moschea di Finsbury Park, a Londra, quella presa di mira dall’attentato xenofobo domenica scorsa e che dal 2005 è un modello di moderazione e correttezza.
Repubblica ha avuto accesso esclusivo al database con un team di media internazionali: il Times di Londra, la belga De Tijd, i tedeschi di Nde e Sueddeutsche Zeitung, l’olandese Npo e l’americano The Intercept. Una copia del database è finita online per errore, come ha scoperto un anno fa l’esperto americano in sicurezza informatica, Chris Vickery, che però ha deciso di non pubblicarlo. L’archivio risale al 2014 e include oltre 2 milioni di individui, società, organizzazioni, con 91.406 voci sull’Italia.
Una schedatura in alcuni casi condotta con criteri arbitrari, sulla base di fonti aperte, soprattutto articoli dei giornali, non sempre aggiornate o addirittura consultando siti web discutibili, come il controverso “Jihad Watch” considerato islamofobico. Nel database compaiono Greenpeace e Medici Senza Frontiere, sezione olandese, o anche Human Rights Watch. Il direttore di Human Rights Watch America, José Miguel Vivanco, compare con la nota biografica: “implicato nei piani di perseguire l’ex generale Pinochet in Cile”.
Julian Assange e WikiLeaks sono nella lista fin dal 2010. “Lo venni a sapere nel 2012, quando cercai di creare una società per la produzione di video. Un fiscalista dopo un altro accettava la mia pratica e poi la mollava senza spiegazione”, dice Assange a Repubblica: “Alla fine una società di assistenza fiscale ammise di aver rigettato la mia richiesta perché ero nel database World-Check”.
La politica italiana c’è tutta: da Matteo Renzi alla famiglia di Beppe Grillo al completo e giù giù fino a quello che nel 2005 era il vicesindaco di Montebello sul Sangro, paesino abruzzese di 94 anime, e all’esponente Noglobal Luca Casarini. Silvio Berlusconi è schedato sotto la voce “crimini finanziari”.
Una delle sezioni più controverse è quella che riguarda il terrorismo. Per l’Italia ad esempio c’è Casa-Pound, mai coinvolta in indagini di questo tipo. Preponderante la presenza delle nuove Brigate Rosse, dei membri della Federazione Anarchica Informale e degli attivisti No Tav mentre è esigua la presenza dell’estrema destra. Ci sono persone schedate nel 2004 come terroristi legate alle Nuove Br e mai cancellate nonostante le assoluzioni. Tra le sezioni più consistenti c’è quella sul crimine, organizzato e non, dove colpisce l’assenza di Massimo Carminati.
Repubblica ha interpellato il Garante per la Protezione dei dati personali, Antonello Soro: “Abbiamo ricevuto la segnalazione di un cittadino italiano che ha subito danni enormi dall’inserimento in World-Check di dati non aggiornati. Il suo profilo, anche dopo la sua specifica richiesta di cancellazione, continuerebbe a essere a disposizione di banche e di altri operatori finanziari”. Il nostro giornale ha anche interpellato Thomson Reuters per capire sulla base di quali criteri World-Check ha scelto di inserire papa Francesco, quanti italiani hanno chiesto di correggere informazioni e infine quali e quanti enti in Italia lo utilizzano.
David Crundwell, senior vice-president corporate affairs della Thomson Reuters, ci ha risposto che “le leggi e i regolamenti di protezione della privacy alla base di World-Check ci impediscono di discutere ogni profilo individuale “. Nel sottolineare che la copia del database uscita non è aggiornata, Crundwell precisa che chiunque può contattare Thomson Reuters se ritiene che le informazioni su di lui siano inaccurate: “Noi incoraggiamo a farlo e cerchiamo di rispondere più velocemente possibile”.