In Italia, sovente, quando si parla di privacy si grida allo scandalo. Posto che a mio avviso un’attenzione maggiore dovrebbe essere posta nell’uso, nell’accesso e nella conservazione dei dati e delle informazioni, facilitando per quanto possibile, tutte le operazioni tese all’acquisizione delle citate informazioni, in qualche caso anche sensibili.

In occasione di una vecchia intervista che ho fatto sul tema, mi venne chiesto: “Ritiene vi siano difficoltà di applicazione di tali strumenti e che siano motivate le critiche sulle questioni tecniche (ad es. quelle relative alla privacy) che sono state fatte a tali provvedimenti da coloro che devono metterli in pratica?”

Quando si tratta di difendere la legalità, ma soprattutto la sicurezza dei cittadini nel suo complesso, in modo inevitabile, credo che qualche sacrificio individuale vada assolutamente compreso e tollerato.
Al riguardo, mi torna alla mente il passaggio di una Relazione del Garante sulla Privacy – se non ricordo male del 2004, nella gestione del Prof. Rodotà – scomparso nel 2016 – – dove fra l’altro, si diceva pressappoco così:

“Senza una resistenza continua alle microviolazioni, ai controlli continui, capillari, oppressivi o invisibili che invadono la stessa vita quotidiana, ci ritroviamo nudi e deboli di fronte a poteri pubblici e privati.”

Sembrerebbe comprendere che bisogna “resistere”, quasi come una battaglia contro qualcuno che effettua, si diceva testuale “controlli continui, capillari, oppressivi che invadono la stessa vita quotidiana…”.

All’epoca dissentii molto da una simile diagnosi così catastrofica e voglio ripeterlo adesso, posto che, i “controlli”, quando si decide di farli, è bene che siano capillari (e non superficiali e all’acqua di rose …), senza per questo sentirsi oppressi.
Di fronte alle quotidiane e gravissime minacce provenienti da organizzazioni terroristiche, in primo luogo di area islamica, sussiste la esigenza di coniugare la Privacy di alcuni con la Sicurezza di tutti, anche introducendo procedure e tecniche più adeguate per il controllo di determinati fenomeni.
La globalizzazione, della quale si parla spesso, che ormai ci ha favorevolmente impressionato per tanti aspetti, facendoci vivere le bellezze e, in qualche caso anche gli orrori dell’intero pianeta con estrema rapidità, soprattutto grazie alle moderne tecnologie (pensiamo alla Rete …), deve altresì imporci una rivisitazione di certe regole tese a proteggere e garantire la nostra stessa sopravvivenza.
Assicurare il controllo permanente di milioni di persone che si spostano quotidianamente da un continente all’altro, fra i quali tanti malintenzionati, in qualche caso addirittura vocati alla morte, non è impresa facile. Inserire e conservare l’elenco dei passeggeri o installare strumenti di rilevazione anche sofisticati su una piazza, un’area aeroportuale o in una struttura particolarmente frequentata o comunque affollata, non deve impressionare nessuno se l’obiettivo, come sembra essere, è quello di proteggere e garantire la sicurezza di tutti.

Personalmente, se non ho nulla da nascondere, cosa potrò mai temere, se non dire grazie a coloro che, con tanti sacrifici, sono chiamati a proteggermi.
Per concludere, ritengo che, se nessun dubbio si pone sull’assoluta opportunità di certe misure che possono anche sembrare limitative delle libertà di ognuno, qualche accorgimento e tutela ulteriore sia indispensabile nella conservazione ed utilizzo di tali informazioni sensibili.
In altri termini, se dobbiamo sopportare con intelligente pazienza le denominate “microviolazioni”, dobbiamo anche pretendere che tali informazioni vengano trattate e gestite nel rispetto dei principi continuamente ricordati dal Garante per la Privacy e codificati nella Carta Costituzionale.

Come tutte le cose, quando il buon senso prevale, si potrà comprendere che la Libertà di ognuno non contrasta né potrà mai contrastare con la Sicurezza di tutti.

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